I spent those years in Messina, Sicily, the small city where I was born and grew up. I left when I was 23 years old with a degree in piano and the desire to discover the world. I had one exam left to complete a degree in physics, but I had come to recognise and embrace the romanticism of music, and chose the subjectivity of art as opposed to the objectivity of science. It was in those years my passion for improvising on the piano grew in a more personal and immediate way.
At the time, I was creating music just for myself and a few friends; little diaries and confessions to enchant me like rippling circles of water, to answer my inner need to embrace a feeling, a pain, a shock- all the little wonders- and to be at one with them. But my music was never at the level of the great composers I loved, and often I didn’t even write at all. I was too judgmental, using unrealistically high standards to measure the ways of the world, other people, and above all, myself.
For me, my piano music is the magic of a world of sensitivity that opens up by touch, that hands forge by giving voice to what is inexpressible, turning tangible what moves us inside. This way, as we stretch the ear toward our inner life and its mystery, we resonate with life itself in a kind of joyful, timeless communion.
I’m grateful to music, as it has helped me find who I felt I truly was in my heart, and- as a north star- it has shown me my way even in the darkest nights.
I’m sitting at the piano every day- in the best moments with eyes closed- longing to give voice to what doesn’t have it; to what shakes, excites, aches me and makes me fly. Then I wait for the flood to take me far, somewhere I have never been to experience something I have never seen before; on the skin, in the heart, in the sensitive traits that have unfolded in the meantime. Thus, I am reborn.
I invite you to close your eyes and come sail with me.
Ho vissuto quegli anni a Messina, in Sicilia, la città dove sono nato e cresciuto fino all’età di 23 anni, quando son partito alla scoperta del mondo, con un diploma in pianoforte, dopo aver interrotto gli studi in Fisica ad un esame dalla laurea, per riconoscermi romanticamente nella musica e nella soggettività dell’arte piuttosto che nell’oggettività della scienza.
E’ stato in quegli anni che ho scoperto il piacere di improvvisare al pianoforte in maniera del tutto personale ed immediata, per me o pochi amici, piccoli diari musicali, confessioni, cerchi tracciati sull’acqua per incantarmi, per rispondere al bisogno interiore di stringere a me un’emozione, una scossa, un dolore, una piccola meraviglia ed essere tutt’uno con essa. Ma quella musica non era all’altezza dei grandi che amavo e spesso non la scrivevo nemmeno. Giudicavo troppo e con un metro troppo ideale e romantico le cose del mondo, gli altri e soprattutto me stesso.
La musica è per me la magia di un mondo di estrema sensibilità, dove mi è concesso entrare per modellare qualcosa, che tra le mani ed il cuore, per calcolo ed intuizione, prende forma dando voce all’inesprimibile, rendendo tangibile ciò che ci muove dentro. In una sorta di risonanza tra dentro e fuori, tra visibile ed invisibile, una comunione col tutto senza tempo. Sono grato alla musica perché mi ha aiutato a sentire chi sono ascoltando il cuore, e come una stella polare è tornata ad indicarmi la strada per ritrovare me stesso nelle notti più buie.
Fare musica è per me oggi un’esperienza quotidiana vitale ed indispensabile. Compongo al pianoforte, perché ciò che scrivo è legato a ciò che sento, passa per le mani, per le sonorità che creo. Nei momenti migliori chiudo gli occhi e tendo l’orecchio verso ciò che non ha voce, verso ciò che mi agita, mi inquieta, mi infervora, mi duole dentro. Ed aspetto che la corrente mi porti lontano. In luoghi dove non sono mai stato, a sentire ciò che non ho mai provato prima; sulla pelle, nel cuore, nei tratti di sensibilità che nel frattempo si sono dischiusi. Così lentamente rinasco.
Ti invito a chiudere gli occhi e salpare con me.